Giornata mondiale del malato

 

 Il Papa: nella pandemia inadeguatezze ma anche dedizione

Nel messaggio per la Giornata dell'11 febbraio il Pontefice richiama a una relazione di cura e di assistenza improntato allo spirito evangelico di mettere al centro gli ultimi

 

Il comandamento dell’amore lasciato da Gesù trova concreta realizzazione anche nel rapporto con i sofferenti. È uno dei passaggi chiave del Messaggio del Papa per la XXIX Giornata mondiale del malato che sarà celebrata il prossimo 11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes.

Tema della riflessione di Francesco è “La relazione di fiducia alla base della cura dei malati” e prende le mosse da un passo del Vangelo di Matteo: “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8). Si tratta di un testo, e non potrebbe essere altrimenti, che si muove intorno allo scenario dell’attuale pandemia e che proprio in relazione alla malattia che sta seminando dolore e morte sottolinea, nella relazione con chi sta male, l’importanza della «coerenza tra il credo professato e il vissuto reale». Il rischio è infatti di cadere nel «male dell’ipocrisia» molto grave, «che produce l’effetto di impedirci di fiorire come figli dell’unico Padre, chiamati a vivere una fraternità universale».

Davanti al bisogno del fratello e della sorella invece «Gesù offre un modello di comportamento del tutto opposto all’ipocrisia. Propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altrosentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio» (cfr Lc 10,30-35). D’altronde nell’imporre una domanda sul senso del vivere, la malattia «ha sempre un volto, e non uno solo: ha il volto di ogni malato e malata, anche di quelli che si sentono ignorati, esclusi, vittime di ingiustizie sociali che negano loro diritti essenziali (cfr Enc. Fratelli tutti, 22).

«L’attuale pandemia ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza alle persone malate», difficoltà che dipendono dalle «scelte politiche, dal modo di amministrare le risorse e dall’impegno di coloro che rivestono ruoli di responsabilità. Investire risorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate è una priorità legata al principio che la salute è un bene comune primario». Nello stesso tempo, «la pandemia ha messo in risalto anche la dedizione e la generosità di operatori sanitari, volontari, lavoratori e lavoratrici, sacerdoti, religiosi e religiose, che con professionalità, abnegazione, senso di responsabilità e amore per il prossimo hanno aiutato, curato, confortato e servito tanti malati e i loro familiari».

La vicinanza, infatti, sottolinea il Pontefice «è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. In quanto cristiani, viviamo la prossimità come espressione dell’amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato». Significa che una buona terapia ha bisogno, ed è un apporto decisivo, dell’aspetto relazionale, «mediante il quale si può avere un approccio olistico alla persona malata». Si tratta dunque «di stabilire un patto tra i bisognosi di cura e coloro che li curano; un patto fondato sulla fiducia e il rispetto» che non dimentica, anzi mette al centro gli ultimi. Perché «una società è tanto più umana quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti, e sa farlo con efficienza animata da amore fraterno».

“Nessuno resti da solo, nessuno si senta escluso e abbandonato”. “Vicinanza” ai malati di Covid. “Nessuno è immune dal male dell’ipocrisia”

 

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