Chiesa del Grembiule

Sai quanto vali? Sai quanto puoi donare? Sai quali e quanti doni hai da offrire al mondo? ...

Domande che ognuno di noi, prima o poi deve porsi. Quando però arrivi a questa capacità di introspezione ecco che sei già in cammino verso il servizio che puoi offrire alla tua comunità.

“La chiesa del grembiule” di Don Tonino, è la chiesa del servizio, che si mostra tutt’altro di quello che è l’immaginario sociale dei nostri giorni, ma che è così che è nata e deve essere, una chiesa che mette in evidenza le sue fragilità e l’umiltà “verso” e “con” l’uomo.

È la chiesa che veste il grembiule per mostrarsi testimone credibile del messaggio di Dio e, ogni cristiano, come un bambino innamorato della mamma, osserva, impara e in letizia, presta il suo servizio di carità evangelica, come testimone dell’amore di Dio.

…. “Quella sera, prima della cena, Gesù prese una bacinella colma di acqua e si mise a lavare i piedi dei discepoli. Pietro rimase sconcertato”.

  1. P. “Non posso permettere che sia tu a lavarmi i piedi”, disse.
  2. G. “Voglio che tu segua il mio esempio” replicò Gesù.
  3. “Chiunque voglia essere grande nel Regno dei Cieli deve imparare a servire gli altri.” (Gv12,31)

 Con Gesù, la chiesa, quindi, insegna la carità, l’amore come principio della relazione tra Dio e l’uomo, e ogni espressione di servizio, di dono dell’uomo, diventa la risposta dell’amore verso Dio e verso gli uomini.

…che vi amiate gli uni agli altri, come io vi ho amato, così amatevi voi gli uni gli altri”. (GV 13,34)

Il volontariato è dunque un atto d’amore, è altruismo, ma soprattutto un’esperienza che cambia la vita ed aiuta ad accrescere il proprio patrimonio sociale e personale. Diventa uno stile di vita cristiana che s’impernia di valori quali, il rispetto, la gratuità, la condivisione, la sobrietà.

La gratuità, sicuramente molto presente nelle coscienze, ma che spesso dirada lo stimolo a dare, permettendo all’uomo di cadere nella rete della contrapposizione con il lavoro retribuito, invece, è la principale guida alla relazione, è dono disinteressato, è rispetto dell’altro senza pretese. Con questi presupposti il volontariato si contraddistingue per la sua volontà a muoversi verso, ad andare incontro, formando legami tra le persone in virtù del dono gratuito che rende ognuno responsabili l’uno dell’altro e nei confronti dello sviluppo della comunità.

                                                                                                                   

Gesù sceglie i suoi discepoli e parla alle persone di “Gioia”.

L’essere umano è un "essere di piacere", ed è questo sentimento che spinge a ricercare continuamente la Gioia.

La Gioia non è semplicemente il raggiungimento della ricchezza, del potere o allegria che perduri nel tempo; è un sentimento di soddisfatta pienezza, che senti ogni qualvolta il tuo cuore conferma che hai costruito qualcosa “con” e “nella” comunità.

Un frate francescano (che venne a condividere la sua vocazione in parrocchia in occasione della settimana vocazionale), timidamente, racconta la sua storia e con una semplicità disarmante spiega come l’uomo viene scelto da Gesù e tutti i suoi pensieri sul futuro, il desiderio di costruire una famiglia, in realtà, non era nei piani di Gesù.

Gesù lo ha scelto per un “Amore” che esce da sé per andare verso la Chiesa, verso le persone, dritto al cuore degli uomini a raccontare di Dio Padre.

Una vocazione, che si prostra al servizio della chiesa, che prescinde da tutto ciò che per noi è routine, ma che permette all’uomo di raggiungere la Gioia servendo la Chiesa, servendo l’altro, come descrivono bene le parole di don Tonino Bello “La stola che ci fa ministri del Vangelo e il grembiule che ci fa lavapiedi del mondo”. Ministri e servitori al contempo per “dare” con gioia cristiana ai nostri fratelli, senza pretesa ma per un cammino in comunità.

Gesù dice ad Andrea e Giovanni “Venite e vedete” e loro non dimenticarono mai più quel primo incontro.

Si, perché la vocazione è amore, è qualcosa che, come quel frate, ti mette difronte ai tuoi veri sentimenti per dirti che ancora manca qualcosa, e poi, entri nella “Casa di Gesù”, il cuore inizia a battere in gola, i suoi occhi ti guardano e inizia un dialogo silenzioso d’amore.

“…Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 9-17)

E quel frate, un po' imbarazzato, ci parla entusiasta del sintomo dell’amore, come Andrea che dopo aver incontrato Gesù, corre dal fratello Pietro e lo conduce da Gesù, perché anche lui possa conoscere questa gioia, che porta a pensare dentro ogni innamorato “Tutti devono incontrare Gesù”.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto…” (Gv 15, 9-17)

Il “Patto di Alleanza” con il Signore è la base della "fede cristiana", dal vecchio testamento alla nuova alleanza, Dio chiede all’uomo di rispettare le leggi divine e mette alla prova la fedeltà dell’uomo per avere in dono il “Perdono” dei peccati e la “Salvezza" eterna.

Per questo patto, Dio si mostra, attraverso i suoi "comandamenti", un Padre buono e severo, un vero educatore; invita le comunità nella sua casa, perché è lì che l’uomo potrà ritrovare l’essenza dell’immenso amore che dà sollievo ai cuori feriti e impoveriti.

“ …Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza, percorreremo assieme le vie che portano all’essenza, i profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi…” (F. Battiato)

Chi si prende cura della "casa" del Signore, cura se stesso e, come la fiamma ardente del focolaio domestico, rende quel luogo caldo e avvolgente. Lì, solo e assorto, l’uomo inchinato a Dio, come tra le braccia di una mamma, ritrova il profumo dell’amore e la quiete interiore.

“… Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono…”

E, incontriamo Dio ogni volta che diciamo Un “Si” a nostro fratello e accogliamo i suoi doni.

 

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