Appunti di viaggio... riflessioni a margine del mese missionario

Il cammino, il movimento, l’andare fanno parte integrante della vita quotidiana. Spostare equilibri e trovarne di nuovi appartiene al percorso di vita che siamo chiamati ad intraprendere volenti o nolenti. Dentro queste considerazioni iniziali apparentemente filosofiche e poco concrete si gioca l’esperienza vissuta a Cali in Colombia dal 10 al 18 settembre nella missione cattolica gestita e coordinata dai padri Saveriani.  

Quali movimenti, quali cammini e nuovi equilibri si sono generati nel cuore a partire da questo viaggio dall’altra parte del mondo? La risposta più semplice e allo stesso tempo più vera è: andate...! Potremmo dire anche cercate e troverete usando altre parole del maestro Gesù. Unendo insieme risulterebbe: andate e cercate, andate e scoprite, andate e troverete la via. 

Il senso e il motivo del viaggio in Colombia, desiderato dal sottoscritto e condiviso con i superiori, inizia a prendere forma nella primavera estate del 2017 dopo la lettura del libro di p. Claudio Bortolossi: “La fontana del villaggio. Dalla parrocchia tradizionale alla comunità evangelizzante” edito dalla casa editrice EMI . Il libro, agile e concreta descrizione di un “viaggio”, di un “cambiamento” descrive il passaggio (non semplice) dalla parrocchia intesa come pachidermico ammasso di individui asettici a persone che incontrano significativamente Gesù e si rendono soggetti attivi di evangelizzazione nel luogo di vita. Un passaggio tutt’altro che scontato, un “movimento” evidentemente che va ispirato, accompagnato e guidato giorno dopo giorno con pazienza e amore.

La giovane chiesa latino americana è senz’altro anni luce più avanti di noi, vecchia e stanca chiesa europea nel cammino di nuova evangelizzazione. È una chiesa profondamente sbilanciata verso quell’incontro affettivo e non solo mentale con Cristo che permette di lasciarsi afferrare totalmente da Lui per appartenergli davvero e diventarne testimoni nella vita quotidiana. 

L’incontro con la comunità cristiana di San Francesco Saverio (che appartiene alla diocesi di Cali che conta 2,6 milioni di abitanti) e sopratutto quella di Buenaventura (sulla costa pacifica) hanno rappresentato momenti di grande provocazione personale e come pastore. La domanda di fondo potrebbe essere: la nostra comunità è in grado di essere grembo che genera alla fede e che evangelizza piccoli e grandi o semplicemente, come la chiama p. Claudio, è una stazione di servizio che eroga sacramenti e servizi? 

Da questa considerazione, dall’osservazione del presente e sopratutto confrontando la vita vissuta con il Vangelo e il Concilio Vaticano II, p. Bortolossi ha tentato di far crescere la consapevolezza del passaggio verso una comunità che si nutre di Parola di Dio e ne diventa testimone nel territorio dove quotidianamente di vive. Un aspetto determinante, oltre all’ascolto della Sacra Scrittura è quello della territorialità. Riunirsi in piccole comunità, delocalizzate rispetto al cento (la parrocchia) e condividere la Parola. Raccogliersi in piccoli focolari domestici che tengono insieme fratelli che non si sono scelti ma che la vita ha fatto incontrare. Persone che appartengono a quel determinato quartiere e che si riuniscono in una casa (che evidentemente può farlo) e ascoltano e condividono il Vangelo lasciandosi provocare per crescere e convertirsi (ossia cambiare il modo di pensare e quindi di vivere). 

Passare da un ritrovarsi semplicemente in parrocchia all’immergersi nella quotidianità della periferia in quella casa che spesso rischia di essere tutt’altro che culla che genera alla fede. La comunità eucaristica domenicale rimane il centro a cui si arriva e da cui si parte ma la vita si gioca fuori, nel tessuto di ogni giorno. La vita trae alimento dai sacramenti (i sette istituiti e guai se non ci fossero) ma si rinforza e corrobora ripartendo ogni giorno dalla comunità bene di fede nella quale si esprime la vitalità dello spirito santo che soffia nel cuore dei sui figli trasformandoli in evangelizzatori del quotidiano e dell’ordinario. Dalle piccole comunità (cfr. Atti degli apostoli 2) nascono ministerialità nuove che hanno la forza della profezia e sul territorio e in parrocchia. 

Il centro dunque rimane l’incontro vero e vivificante con Cristo che determina sempre nuovi passaggi di vita per lambire la Sua Gioia piena. La traiettoria per giungervi invece assume nuove rotte passando dal centro alla periferia, dalla parrocchia intesa come chiesa e patronato alla parrocchia vissuta come famiglie di famiglie, cellule che costruiscono il tessuto del corpo di Cristo. 

Incontrare una 60 di referenti e coordinatori di piccole comunità mi ha riempito di gioia rendendomi consapevole della fattibilità pur con i dovuti distinguo del caso (siamo in Italia e non in America Latina). Quali criticità dunque? Come annota p. Claudio, in Italia la gente non ha tempo, è talvolta chiusa nel proprio individualismo, teme di aprirsi per paura di perdere la propria intimità I propri spazi. In cosa può arricchirci il SINE (Sistema Integrale di Nuova Evangelizzazione)? A mio avviso potrebbe essere: la delocalizzazione (dal centro alla periferia), la centralità dell’ascolto della Parola in famiglia (gruppi di persone dello stesso quartiere) senza perdere i gruppi elettivi.

Ecco alcune riflessioni, nate a 10.000 metri di quota durante l’attraversata dell’oceano per ritornare in Italia. Pensieri forse un po’ destrutturati che senz’altro necessitano di essere ulteriormente riordinato e pesati ma forti della freschezza di un viaggio alla scoperta di nuovi equilibri, nuovi passaggi per scorgere i piccoli semi del Regno di Dio già presenti in mezzo a noi.

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