Avvento

 

Il Papa: l’Avvento è il tempo per svegliarsi dal sonno dell’indifferenza verso i fratelli

All’Angelus della prima domenica di Avvento, con l’inizio del nuovo Anno liturgico, il Papa rivolge un forte invito a non seguire quelle strade di egoismo che provocano guerre e conflitti. Francesco ricorda anche che nel pomeriggio sarà a Greccio dove firmerà una Lettera sul significato del presepe
 
 

Vegliare, essere pronti per la venuta di Gesù. Ricalcando la pagina del Vangelo di oggi, il Papa all’Angelus ricorda che l’Avvento è “il tempo propizio” per accogliere Cristo, messaggero di pace che indica le vie di Dio.  (Ascolta le parole del Papa)

Vegliare non significa avere materialmente gli occhi aperti, ma avere il cuore libero e rivolto nella direzione giusta, cioè disposto al dono e al servizio. Questo è vegliare! Il sonno da cui dobbiamo svegliarci è costituito dall’indifferenza, dalla vanità, dall’incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, dell’incapacità di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato. L’attesa di Gesù che viene si deve tradurre, dunque, in un impegno di vigilanza.

Vigilanza – prosegue – significa prima di tutto “meravigliarsi” dinanzi alle sorprese di Dio, dare a Lui “il primato” e, concretamente, lasciarsi interpellare dalle necessità del prossimo, senza aspettare che ci chieda aiuto. Ma imparando ad “anticipare, come fa sempre Dio con noi”, sottolinea Francesco richiamandosi, come diverse volte ha fatto, a quell’anticipare di Dio nella nostra vita.

In queste quattro settimane che preparano al Natale, la liturgia - evidenzia il Papa - ricorda che il Signore viene ogni giorno nella nostra vita e che ritornerà: una certezza, questa, che induce a “guardare con fiducia al futuro” come il profeta Isaia invita a fare nella Prima Lettura della Messa di oggi. Isaia profetizza infatti che alla fine dei tempi le genti affluiranno al monte del tempio del Signore e, dopo l’Incarnazione, Gesù stesso si è rivelato come “vero tempio”, che attira a sé tutti i popoli. Pertanto la “visione meravigliosa” di Isaia spinge ad avere “un atteggiamento di pellegrinaggio”, di cammino verso Cristo, “senso e fine di tutta la storia”.

 

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